Le ricerche del settore si basano sul modo in cui le persone percepiscono l’ambiente e su come la distanza percorsa dai suoni ne influenza l’intendimento. Bisogna dunque intervenire sulla limitazione della propagazione acustica nello spazio, fenomeno misurabile e definito “decadimento spaziale”. Le qualità acustiche possono essere convertite in “raggio di comfort acustico” già in fase progettuale.
Ogni ambiente di lavoro è un habitat con caratteristiche specifiche.
Nelle aree operative, diverse persone devono condividere gli spazi. Ognuno ha un proprio ruolo e una porzione d’ambiente identificabile come “sua”, dove può avere l’esigenza di concentrarsi isolandosi dal contesto.
In una sala riunioni può capitare che si discuta, si scambino idee e opinioni, anche animatamente. Una situazione che, se lo spazio non è stato adeguatamente progettato, può trasformare i suoni in rumori.
In un ufficio direzionale si presume che il colloquio avvenga fra poche persone, forse al massimo tre. Il tono è più formale, l’ambiente è per definizione più protetto, perché aumenta l’esigenza di privacy.
In una sala mensa non si lavora, ma questo non significa che bisogna sottovalutare l’acustica. Una pausa ristoratrice può diventare sorgente di stress, se i suoni non vengono governati. Riprendere il lavoro frastornati non favorisce la produttività.